Lipica Open 2015 stage 2: Larry a Vahta

On 11 Marzo 2015, in Orienteering, by Larry

Carta da orienteering di Vahta: Lipica Open 2015, stage 2 (WB)

Il secondo giorno di Lipica Open si corre a Kazlje, e ci ricordiamo tutti come fosse bello il terreno di Kazlje, sul quale l’anno scorso si era corsa la quinta tappa: tanti bei gialli, muretti che formano corridoi da contare come le vie in una gara di orienteering in centro storico, forme del terreno appena meno evidenti dell’Ayers Rock e un reticolo di sentieri ben marcati, che costituiscono linee di conduzione e punti d’arresto a mo’ di checkpoint Charlie.

Quest’anno il ritrovo non è nell’ameno prato con vista sulle vigne che ci ricordiamo, in frazione Kazlje-Tomaj, bensì in una distesa più ruspante, in frazione Vahta.

Anche la carta non è quella che ci ricordiamo: è nuova, è la carta di Vahta.

Seconda tappa di Lipica Open 2015: Vahta, 8 marzo

Nel posteggio di Vahta, al secondo giorno di Lipica Open, soffia un vento che butta per terra, più che orienteering, sarebbe il caso di fare una gara di aquiloni.

Chi ha già fatto la gara racconta di un terreno tecnicissimo, molto meno corribile del giorno prima, con pochi gialli e tanta graia (termine tecnico che indica zone col fondo sporco, accidentato, coperto di rovi, tagliole, piante carnivore e viet-cong).
Io scaglio un paio di accidenti agli organizzatori, agli orientisti e alla Slovenia tutta per questa loro fissa del cazzo di offrire sempre carte nuove, di apprezzare l’idea di avere sempre carte nuove e di fornire terreno per ‘ste cazzo di carte nuove.

Qualcuno riferisce anche di un terreno assai più filante, così quando andiamo in partenza Zzi e io non sappiamo cosa aspettarci.
Io opto per l’atteggiamento, tipico dei perdenti, dell’aspettativa zero: male che vada, non sarò delusa; Zzi assume – come al suo solito – un atteggiamento ottimista, di quelli che fanno girare le balle a tutti gli astanti: gli dai ragione, annuisci e la pianti lì, perché col sole, il vento, il masucco e le farfalle, ci manca solo Pollyanna che pretende che tu gioisca per la straordinaria opportunità di andare a far da nutrimento alle zecche.

 

La gara

La parte più difficile di questa gara è la lettura della carta.
Non perché il terreno sia particolarmente tecnico, ma perché il rosa del tracciato è cambiato: è più scuro, vira verso il viola e non emerge dal resto della stampa.
Il problema si ripresenterà anche alle gare successive, ma in quel caso il terreno sarà troppo impestato di per sé, per far percepire lo svantaggio della stampa.

Su consiglio del Gufetto dei Grigioni, stavolta osservo il cielo alla partenza: non c’è una nuvola, minaccia siccità. Tolgo la cartina dalla busta ed elimino almeno il problema dell’abbagliamento.

Il GPS mostra un percorso perfetto verso la prima lanterna del mio percorso, peccato che io volessi – per prudenza – procedere sul sentiero parallelo (in lilla quello che pensavo di stare facendo).
Sono andata subito storta, dunque, ma l’errore è consistito in un miglioramento della mia scelta; il che la dice lunga sulla bontà delle mie scelte.

Lipica-Open-2015-stage-2-Vahta-WB-start

Seguono scelte conservative su scelte conservative, tra cui l’interessante approccio della quattro e della cinque alle spalle, per evitare che scappassero vedendomi avvicinare.

Uscita alla meno peggio dalla sei, per la sette ho un piano infallibile, che prevede di aggirare le doline gialle a nord, attraversare il sentiero, piombare come un falco sulla lanterna (coadiuvata dal muretto).

Non so se ci avete fatto caso, ma ogni volta che le mie vulcaniche meningi elaborano un piano infallibile, finisce che vengo ritrovata da Henry Morton Stanley nei pressi del lago Tanganica, mentre cerco di ricollocarmi con le sorgenti del Nilo. Questa volta non ha fatto eccezione (in arancione con bordo viola il piano infallibile):

Il piano infallibile alla seconda tappa di Lipica Open 2015

Dopo aver trascorso svariati minuti fra il nulla e l’addio – per niente insospettita dalla baracca di arnie che ronzava come una segheria e che io ho prontamente liquidato come “non in carta“, pur di non ammettere di essere nel posto sbagliato – sbuco per puro caso sul tratto sentiero che ne incrocia uno più piccolo. Cerco una spiegazione diversa dall’evidenza del mio errore, ma non la trovo e mi dirigo, non senza riluttanza, alla mia settima lanterna.

Sbaglio anche alla nove, perché vado lunga sul sentiero e arrivo fino al recinto intorno al giallo.
Succede perché, mentre procedo tutt’altro che di corsa sulla polvere accecante, penso

“Dunque, dove siamo? A che punto del sentiero mi devo fermare? Bon, c’è tempo… questo l’ho già passato? Mmm… mi pare di no, non ancora.”

E a suon di “non ancora” sono arrivata al cartello del confine con l’Ungheria, mi sono fermata ad assaggiare un langos e sono tornata indietro con santa calma.

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Fino alla fine non si registrano altre clamorose cazzate o, per meglio dire, non si registrano altri danni: le cazzate, a livello concettuale, ci sono e non sono tanto piccole, ma le correggo presto.

Tra la dodici e la tradici, per non voler infilarmi nel verdino, finisco con il dover scavalcare una fascia di asteroidi (stando, oltretutto, troppo bassa).
A pranzo scoprirò che la fascia di asteroidi quasi sicuramente sono i resti di un castelliere dell’età del bronzo.

Ho camminato (a stento) su 4.000 anni di storia. Mai nessuno con una GoPro quando serve. Condividi il Tweet

 

Approccio molto male anche l’ultima, ma tra la cento e il finish faccio lo sprintone come i veri, per la gioia del mio pubblico.

Lipica-Open-2015-stage-2-Vahta-WB-finish

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