Lipica 2015 stage 1: Larry a Lipica

On 7 Marzo 2015, in Orienteering, by Larry

Carta da orienteering della prima ara di Lipica Open 2015 (WB)

L’orienteering è un modo di passare il tempo di per sé abbastanza brutto, che non ci sarebbe stato bisogno di farsi venire il masucco per guastarsi il weekend, ma ci tenevo a non far sentire ai partecipanti la mancanza dello Speaker, così questa mattina ho inaugurato la Lipica Open 2015 aggirandomi per il prato dell’arrivo come lo zombie grasso di Amanda Lear: un morto vivente doppiato da Tom Waits.

Le mie condizioni, tuttavia, non mi preoccupano. L’unica volta che ho preso un voto alto a una versione di greco è stato quando sono andata a fare il compito in classe con 38 di febbre, se tanto mi dà tanto, oggi la carta non avrà segreti, per me.

Alle 11.42, quando l’orologio di partenza suona per me, i cavalieri della Lipica Open (che è un po’ come l’Apocalisse) che si sono abbattuti su di me sono ancora solo tre: Raffreddore, Catarro e Mal di Gola. Il quarto cavaliere, Febbre, arriverà solo nel tardo pomeriggio e, senza Febbre, non divento intelligente.

La gara

La mia prima gara della Lipica Open 2015 è la consueta sequela di cazzate, ottimamente riassunte dal tracciato del GPS mostrato in apertura.

Percorso orienteering WB Lipica Open 2015: lanterna 4

Notevole la monata alla quattro, dove smetto di dirigermi sicura per andare a guardare cosa c’è dietro un sasso che palesemente era fuori dal cerchio rosa (figuriamoci se poteva essere il centro!) e dalla quale esco nella direzione opposta perché a un certo punto il mio cervello ha deciso che bisognava tornare sul sentiero dal quale ero venuta; cervello nel quale, peraltro, non è suonato alcun campanello d’allarme in conseguenza di questa considerazione, come se fosse normale che una Lipica Open sia tracciata come una promozionale in Friuli.

 

Carta da orienteering di Lipica Open 2015, lanterna 5 del percorso WB

Bella anche la vaccata alla cinque, alla quale mi dirigo con sicumera fino a una ragionevole prossimità, per poi andare a remenarmi in un punto che non c’entra un cazzo, ignorando con molta pertinacia gli evidenti particolari che mi avrebbero posizionata.
Esco, poi, molto meglio dal punto, talmente bene che avanzo a falcate decise, senza neanche saggiare il terreno con la punta del piede come faccio di solito.

La mia ubris viene punita in men che non si dica, perché sotto un primo strato di muschio, fra le pietre, trovo solo un inghiottitoio, largo come la mia gamba e profondo di più, perché non sento il fondo col piede, nel quale entro fino al ginocchio.
Quando capisco che non mi sono rotta la gamba, la sfilo dalle rocce con un movimento dritto e cauto come se stessi togliendo una spada da una gola e proseguo corricchiando, per giustificare i battiti e sentirmi un po’ meno scema.

Mentre vado alla sei penso che allora è vera la storia che quando hai l’adrenalina in circolo non senti dolore, poi, dopo un po’ di lanterne, mi accorgo che non sento dolore perché non mi sono fatta niente – ma niente di niente, giusto una spellatura sulla caviglia che neanche bruciava sotto la doccia.
Le probabilità di beccare il buco erano basse, ma quelle di beccare il buco e a malapena sporcarsi lo erano ancora di più, è proprio vero che ho culo…

 

Carta da orienteering Lipica Open 2015, Lipica, lanterna 10

La cazzata maxima della giornata – tornando a noi – è la tratta nove-dieci.

Parto decisa, ho in mente una strategia chiara; la tratta, d’altro canto, non è tecnicissima ed è abbastanza evidente cosa bisogna fare (in arancione nell’infografica): tirare su in direzione nord/nord-est senza neanche eccessiva precisione, ci pensano i prati e i semiaperti a tenerti in rotta: se ci passi, è la strada giusta, se non ci passi, stai scantinando.

Amo le carte slovene, ti spediscono sul punto come una pallina da flipper! Condividi il Tweet

Siete tutti abbastanza vecchi da ricordare il flipper, spero… quando beccavi il tunnel e la palla faceva un sacco di punti da sola, di passaggio obbligato in passaggio obbligato.

Non ci crederete, ma io ero di quelli che a flipper si facevano sempre cadere la palla nel buco. Con un gesto maldestro (io? ma no?!) la mandavo contro qualche respingente stronzo che me la sparava in un posto imprevisto e in men che non si dica era game-over.

All’uscita dalla nove dev’essere accaduto qualcosa di analogo, perché sono andata sparata nel semiaperto sbagliato e ci ho messo un’eternità a capire dov’ero finita.
Quando l’ho capito, non ho voluto accettarlo.
Quando l’ho accettato, ho visto le fettucce della partenza sul sentiero che stavo usando come verifica e mi sono un tantinello demoralizzata.
Quando ho superato le forche caudine di quelli che andavano in partenza  e sghignazzavano (al terzo ho ingoiato la carta e ho fatto la faccia di quella che ha dimenticato i fazzoletti, camminando con insospettabile flemma), mi sono fatta una ragione della cappella e sono andata a riprendere il mio bel giallo ovale che mi avrebbe sparata dritta sul punto. Anche qua sono rimbalzata male, ma il muretto della dolina mi ha impedito di perdere un’altra palla, rispedendomi – con un rimbalzo in più – sulla lanterna.

Chiudo con infamia, riuscendo a superare la discesa della cento solo sedendomi sul muretto, davanti a una folla che manco nel pit di Springsteen, alla quale la prossima volto chiedo cinque euro a testa per lo spettacolo.

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1 Response » to “Lipica 2015 stage 1: Larry a Lipica”

  1. […] Ora vado a curarmi e a riflettere sui miei errori! […]

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