L’orienteering in regione non è sempre tutto rose e fiori, come a Malchina; in Friuli, in particolare, di solito è temporali e primule… più temporali che primule, in effetti.

Il 27 aprile siamo andati a Fontanabona – in provincia di Udine, non Fontanabuona in provincia di Genova – a una gara di orienteering organizzata dagli Indispensabili Indecisi.

Gli Indispensabili Indecisi sono una società friulana, indispensabile perché generosissima, disponibile ed efficiente nell’aiutare le altre nell’organizzazione. I preziosi gazebo sotto i quali ci ripariamo alle nostre gare, ad esempio, spesso sono i loro.
Indecisi perché si chiamano “Sci Club”, e uno si aspetterebbe che sciassero, invece fanno orienteering.

Ora che ci penso, lo sci è forse l’unico sport al quale preferirei l’orienteering anche a scatola chiusa, perché come minimo morirei cadendo dalla seggiovia, sebbene il mio grande sogno sportivo resti, dopo aver imparato ad andare in bicicletta, provare almeno una volta nella vita lo sci di fondo (tanto poi lo so che non mi piacerà, perché si fa una fatica disumana).

A Fontanabona, il 29 aprile, c’è anche la fiera del paese, e il pranzo sarà uno dei migliori mai visti a una gara, con una scelta amplissima di piatti tipici friulani, di notevole qualità.

La gara mi va in vacca subito, al primo punto.
Dopo il terzo mi ritiro, perché ho perso il lavoro, sì, ma ho ancora il marito e una casa, e non ho intenzione di togliermi la vita.

Curioso il percorso: dopo un inizio fra i campi, da gestire “alla cittadina”, poiché sono campi coltivati, per non rovinare i quali bisogna, giustamente, correre ai loro lati, il punto uno è in discesa.

Di per sé, la discesa per me è un problema.
Siccome c’era stato il temporale per tutta la notte, il fondo è un pantano, dove non aderisce neanche la carta moschicida.
Si sa, che con l’umidità, nel bosco e in campagna, e a maggior ragione nei boschi vicino alla campagna coltivata, escono le lumache.

Le lumache mi fanno meno paura delle farfalle perché sono lente e non mi si buttano addosso all’improvviso sbucando dal nulla (per quanto, le lumache-missile restano temibili), ma il disgusto è il medesimo.

Dopo tanta fatica per scendere, capisco dai rumori che ho sbagliato canale e che la lanterna non è manco dove sono io.
Quando la trovo, c’è una lumachina molto vicina al punzone, ma dato che ho rischiato l’osso del collo per arrivarci, timbro il cartellino lo stesso.

Sono così a mio agio sul fondo in costa che opto per rifare il giro dai campi per andare a punzonare la due, così come la tre.

Alla tre sono a un soffio dalla crisi di panico e mi ritiro con onore, consapevole che più di questo non posso fare.
Vado addirittura a vedere se, più a nord, presso il piccolo sentiero, c’è modo di scendere senza fratturarsi il coccige, col proposito di andar giù da là, farla sul bordo del campo arato fino al fiume e risalire. Non c’è modo, almeno, non per me.

È ovvio che, se altre partecipanti hanno concluso la gara, non era un percorso impossibile.
Molto è dipeso dalla mia inesperienza, per via della quale mi sono incautamente iscritta al percorso lungo.
Devo, quindi, tenere presente che sono in grado di portare a termine – in un modo o nell’altro – le gare di categoria B di Lipica Open e di campionato sloveno, ma non le promozionali in Friuli.
Ora che lo so, mi regolerò meglio.

Per ammortizzare la trasferta, corricchio comunque ancora un po’ in zona gara, e vado a cercare le ultime lanterne, a scopo di allenamento, che si rivelano utilissime per indagare i misteriosi principi della cartografia.

Oh, ma che bene che si mangiava in sagra…

 

▷——–O————–O—–O——–O—O——-——–——-——–O—––O-◎


Per non perderti i prossimi post, clicca qui!

Leave a Reply