In caso, invece, vogliate i più sordidi particolari della mia gara in centro storico a Vipava, in occasione del terzo giorno della Bubo Cup 2013, eccovi accontentati.

Il tracciato del GPS preso con Runkeeper la dice già spaventosamente lunga sulle mie madornali cazzate in quella che, essendo una vera gara sprint, non perdonava esitazioni.

Ora non vorrei mettermi a parlare sul serio di orienteering – perché o non vi interessa, e allora non dovrei abusare della vostra pazienza, o vi interessa, e allora ne capite certamente più di me e non devo mettermi a pontificare – però ci tengo a specificare che ho con esso il medesimo rapporto che ho con la guida: lo faccio di merda, ma non è che non ne so proprio un cazzo di niente.

Ad esempio: sono bravissima a far posteggiare gli altri. Io sono quella che dice “venga dotto’, avanti, avanti… ‘un se preoccupi“, e se dico che la macchina ci sta, vuol dire che ci sta, tu puoi pure manovrare a occhi chiusi che, con le mie indicazioni, posteggi perfettamente. Poi, se mi siedo al volante, sto sei ore a guardare fuori dal lunotto posteriore perché non so da che parte lo devo girare, figuriamoci se riesco a capire anche “quando”, ma questo è tutto un altro paio di maniche.

Parimenti, non so fare orienteering, ma sono in grado di distinguere una sprint da una gara corta.
Questa era una sprint, cioè veniva – sì – via veloce senza stare le ore a lambiccarsi il cervello per decidere dove passare, ma solo se eri bravino, altrimenti ti fregava con la possibilità di diverse scelte di percorso, di cui la più giusta non era sempre la più immediata.
Il che, tradotto nella lingua degli orientisti, vuol dire che era proprio divertente, solo che io non lo ammetterei neanche sotto tortura.

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