San-Servolo-Socerb-1

Conoscete tutti la storia: Zeus, divino puttaniere, aveva deciso di farsi Io, anche se stavolta non era colpa sua, perché era sotto gli effetti psicotropi di un intruglio di Iunce.
Siccome sua moglie ne aveva le palle piene delle sue scappatelle, Zeus doveva essere molto scaltro quando andava a trovare le sue concubine e assumeva, perciò, innumerevoli sembianza. Per Io aveva scelto il costume da nuvola.

Era, però, non era tanto fessa (infatti, già che c’era, per non saper né leggere né scrivere, ha trasformato Iunce in uccello, così impara a far bere filtri d’amore ai mariti delle altre), così Zeus ha dovuto nascondere la sua amata.
E cosa fa l’arguto padre degli dei dell’Olimpo (dal cui cranio nacque nientemeno la sapiente Atena) per nascondere una ragazza? La piazza su una delle numerosissime cazzo di isolacce della Grecia? No (forse timoroso dei pescatori).
La cela in una grotta, in uno dei bucolici boschi cantati dai poeti? Nemmeno.
La trasforma in giumenta, ecco cosa fa.
E certo. Chi non avrebbe fatto lo stesso? Ha per le mani una giovane sacerdotessa e la tramuta in una mucca, che genialata, vero? Chissà l’entusiasmo di Io quando si è ritrovata nel suo nuovo corpo, non avrà avuto parole per ringraziare l’amante.

Il piano, oltretutto, è andato in vacca – per restare in tema – in men che non si dica, perché Era se n’è accorta subito e ha mandata un tafano a pungolare continuamente l’incolpevole giovenca, che è fuggita, inseguita dall’insetto, scappando dappertutto, per tutta l’Europa e l’Asia Minore; poi si è fermata, perché ai Greci non risultavano molte altre terre.

Durante uno dei formidabili allenamenti organizzati da Zzi, con la scusa di andare a correre insieme ai membri della nostra giovane, ma rispettabile società, dei quali sono quasi sempre vittima solo io, ho esperito il tormento della sventurata fanciulla.

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