Vendesi bussola da orienteering per pollice sinistro, marca Silva, ghiera fissa – rossa, blu e gialla, come la bandiera del Genoa – usata poco e male per solo un anno. Righello integro e leggibile. Quadrante moderatamente rigato testimonia uso temerario. Direzione imprecisa causa ago sbilenco (v. “uso temerario”) facilmente correggibile con opportuna postura della mano. Solo per seri orientisti, euro 50,00, vero affare.

 

 

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Tanto, ormai, a me la bussola non serve più, perché l’orienteering non fa per me.

Non che faccia per me la corsa, visti il risultato della maratona che ho fatto ieri e le condizioni in cui sto versando mentre scrivo questo post, d’altro canto.
Io penso di essere più il tipo da Cirulla o, se proprio vogliamo buttarla sullo sport estremo, Strip-briscola. Già la Scala Quaranta è troppo ardita… “Scala”… in salita è faticosa, in discesa è pericolosissima, meglio girare alla larga.

Ad ogni modo, l’ultima volta che ci siamo incontrati, io e l’orienteering, abbiamo avuto uno scontro violento, io mi sono rotta i coglioni di farmi maltrattare da uno dal quale, peraltro, non sono minimamente attratta, e l’ho lasciato.

Sapete come vanno queste cose: per un po’ incassi, perché non ti fai troppe domande sul perché della relazione, poi il rapporto si logora e non va più bene niente, non sopporti più neanche le cose che prima sembravano tollerabili e alla fine non resta che darci un taglio; e lavorare molto sulla psiche, per convincerti che non è stato tutto tempo perso e che non ti manca affatto, quella che manca è l’abitudine, come per le sigarette.

L’orienteering e io abbiamo rotto definitivamente a Krk, al Liburnija Orienteering Meeting (LOM), proprio dove il nostro rapporto – che non era mai stato idilliaco – era entrato in crisi più profonda giusto un anno prima.

 

Prima gara:  “La splendida idea di farci correre su una distesa di pietre”

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Il LOM è una due giorni; l’anno precedente si era svolta tutta su un percorso da psicopatici sui muretti fra gli uliveti, quest’anno – bontà loro – la carta del primo giorno è nuova.
È la pietraia brulla e priva di dettagli che si vede anche dal ponte che si percorre per arrivare sull’isola di Krk, guardando a sinistra se si è sulla corsia che arriva.
È inconfondibile perché è caratterizzata da suolo sassoso e pareti scoscese sul mare.

L’orienteering e io litighiamo prima ancora di scendere dalla macchina: io mi incazzo con lui perché, se il gioco è sopravvivere in condizioni estreme, è inutile che lo facciamo con la cartina; se il gioco si chiama “orientamento”, le abilità coinvolte dovrebbero essere altre.

In gara va un pochettino meglio perché, in effetti, la mia categoria non prevede di rischiare la vita ad ogni piè sospinto (le altre sì), ma comunque resto incazzata perché non è possibile che le lanterne si vedano a 200 metri di distanza.
Dove sta l’orientamento, in questo?
L’unica che non vedo un quarto d’ora prima è quella che sbaglio ad approcciare: fossi arrivata dalla parte giusta, avrei visto anche quella.

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Questa gara non mi piace perché è troppo facile, e io arrivo ultima solo perché il fondo è all’80% formato da pietre acuminate, sulle quali mi muovo con molta cautela, conoscendo la mia destrezza, per evitare di arrivare al traguardo come se fossi appena uscita da una vergine di Norimberga.

Se questo è tutto quello che hai da offrirmi, caro mio, scordati che resti al tuo fianco.

Seconda gara:  “È stato così bello che lo rifacciamo”

La seconda gara del LOM si svolge sulla stessa carta dell’anno precedente (invero aggiornata), sul suddetto percorso da psicopatici sui muretti fra gli uliveti.
In caso stiate pensando che mi sia confusa, badate: non ho sbagliato, non intendevo “fra i muretti e gli uliveti”, intendevo proprio “sopra ai muretti” che si trovano fra gli uliveti.

 

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Sono muretti a secco alti mediamente un paio di metri, il che significa che non si vede oltre, a meno di non salirci sopra, e che non sono tenuti insieme dalla malta, anzi presentano una spiccata predisposizione al diroccamento, sicché appena uno si appoggia si muove tutto. Ovviamente le pietre sono acuminate.
Secondo me c’è una colonia di uomini di Neandertal che nottetempo passa sulle pietre dei muretti ad affilarle come le selci.

Quando un rapporto finisce non mai colpa di uno solo. Per amor di verità va detto che io ci metto del mio e sbaglio la uno di un’ora e tre minuti (battendo il precedente record di Zzi, che anni fa in Ungheria impiegò 57 minuti per fare la prima punzonatura), trovandola solo dopo che Zzi mi aveva confermato la posizione, all’identificazione della quale sarei giunta, a occhio, con un paio di ulteriori verifiche, che stimo avrebbero richiesto cinque o sei minuti ulteriori.

Leggerissimamente provata da un inizio non proprio col botto, non aggredisco le successive lanterne con la grinta necessaria, optando per scelte talmente conservative che ancora un po’ prevedono il passaggio dalla terraferma; riesco comunque a prendere cazzi per razzi confondendo gli unici, distinguibilissimi due sentieri in carta e a remenarmi un po’ per tutta la carta, paralizzata dalla paura dell’altezza (ma anche della fauna, della flora e, soprattutto, dei minerali), finché il tempo massimo non trascorre.

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Vendesi bussola, dunque.

Cinquanta sacchi per una bussola che hai pagato 42,oo euro da nuova nel 2014 a Lipica – e hai il coraggio di chiamarlo “affare”?” – diranno subito i nostri Piccoli Lettori.
Be’, ho detto che è un affare, mica ho specificato per chi… per me lo è!

2 Responses to “Vendesi bussola (il Liburnija Orienteering Meeting di Larry)”

  1. gilberto ha detto:

    Cara, cara Lorenza, ok per il pollice sinistro, ok per la marca Silva, dubbioso per la ghiera fissa, spiacente per il rosso blu e giallo (cosa c’entra col Genoa il giallo?), ok usata poco e male per solo un anno, lusingato per il righello integro e leggibile, plausibilmente scocciato per il quadrante moderatamente rigato che ne testimonia un uso temerario, basito per la direzione imprecisa causa ago sbilenco … ma una bussola con l’Est a sinistra del Nord è davvero troppo! 🙂

  2. The Speaker ha detto:

    Cara Larry. L’orienteering è un fidanzato un po’ particolare, è quello che ha ispirato le “50 sfumature”. In primo luogo tu sei vittima della “sindrome da carta nuova” o “da mucca nuova”: gli orientisti più sgamati, dopo che si sono fatti quella nuova una volta, la considerano vecchia e non la guardano più. Il risultato è che le maitresses (i cartografi) devono continuare a cercare posti sempre più incredibili nei quali vendere “l’incredibile due giorni di Vattelapesca”… ma i posti per noi sono quelli che sono stati cartografati anni fa. In secondo luogo è un fidanzato proprio alla Mr. Grey, che propone spesso cose un po’ “oltre” per alimentare la passione: gare a 3000 metri di quota, mappe tra i crateri, sulle pietraie più assurde, nei posti dove pure Google Maps ha detto “qui dobbiamo aspettare la versione anno 2028 del software”… Dammi retta: tienilo da conto un fidanzato così, solo proponigli qualche trasferta meno ardita e pruriginosa; una bella e tranquilla pineta trentina, un bosco austriaco… magari per l’orienteering sarà come confrontare una fidanzata fedele che indossa il pigiamone con i panda con una tizia da una botta e via che si presenta in trasparenze e frustino. Ma alla fine vince la fidanzata fedele!

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