L’ultima gara di orienteering dell’anno

On 31 Dicembre 2014, in Orienteering, by Larry

Larryetsitalia-orienteering-2015

Si diceva che la gara di Kukanje era stata l’ultima della più bella coppia dell’orienteering italiano, ma non era stata, per me, l’ultima gara dell’anno.

Un 2014 iniziato con più gare di Lipica Open di Zzi non poteva che finire andando da sola a una gara, tanto, ormai, ‘sta storia dell’orienteering mi è decisamente sfuggita di mano e mettermi a fare resistenza adesso sarebbe un po’ come chiudere la stalla dopo la fuga dei buoi.

La mattina del 14 dicembre, quindi, lascio Zzi ai suoi libri e mi dirigo a Padriciano approfittando del passaggio del Proficuo Professore, anch’egli pronto a prendere parte all’ultima gara dell’anno, la più importante.

Non conta, infatti, quanto prestigiose possano essere le altre gare, quanti partecipanti possano registrare, quanto rilevanti possano essere ai fini della lista base (un giorno, magari, mi informerò su cosa sia esattamente, dopo tanto averne sentito parlare) o del ranking mondiale:

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La coppa Gaja

 

La coppa Gaja è una gara che si svolge ogni anno e che – come dice il nome – è riservata agli atleti della nostra Giovane, ma rispettabile, società.

Si gareggia, quindi, davanti alla maggior parte dei propri ori-amici – ok, forse mancano i più stretti, poiché questi si tesserano pervicacemente nelle società sbagliate, ma comunque c’è una rilevante rappresentanza – e quest’anno, a peggiorare le cose, ci sono anche

gli orioli,

ossia gli ori-pulcini.

Orienteering-orioli-Gaja

[Questo è un esemplare di oriolo: da piccolo è un pulcino, ha un nome orientistico e ha i colori del Gaja; nome migliore per le nostre nuove leve non potevo trovare]

 

Dovete sapere, infatti, che mi sono distratta un attimo e mi sono ritrovata incastrata nella parte di Mrs. Potato con gli alieni del Pizza Planet: costantemente preoccupata per “i miei bambini”.

Quest’anno la nostra giovane ma rispettabile società ha costituito un gruppo di nanerottoli e nanerottole (tutte bionde, tutte belle; se continuano, voglio vedere Coso tra dieci anni) sugli otto anni e l’ha portato a giocare all’orienteering per alcuni sabati.
Per sfortuna dei partecipanti, io li ho accompagnati qualche volta; ero talmente concentrata nello sforzo di esprimermi senza volgarità, che mi sono dimenticata di non sapere un emerito nulla di orienteering e ho addirittura spiegato loro due robette (ma proprio due, tipo: tratteggio nero = sentiero; verde scuro = hic sunt leones).

 

Orienteering-Larry-coppa-Gaja

[Questa sono io che trasmetto agli orioli l’amore per la disciplina, dietro di me il Previdente Presidente cerca di dissuadermi dal costringerli a lasciare un videomessaggio ai genitori]

Le loro fresche e fantasiose menti hanno partorito la favola della signora grassa che sa fare orienteering e io non ho avuto il coraggio di deluderli fino all’ultimo, affrontando la coppa Gaja come se fosse la finale di coppa del mondo di calcio.

Poi, i fatti hanno parlato per me, ma io ho prontamente ingoiato il manoscritto con la classifica e ho sparso la voce di essermi piazzata abbastanza bene.

 

La gara

Il Previdente Presidente e il Grintoso Grafico preparano ogni anno un tracciato pieno di viz (triestino per witz) e traccobetti. Tanto per darvi un’idea: lo scorso anno c’era una tratta memory, dalla quale sono uscita a febbraio, e un punto in mezzo a un prato, descritto come “angolo edificio”, perché sul palo della lanterna era fissata una casetta per gli uccelli.

Quest’anno ci hanno proposto una gara a sequenza libera sulla carta 1:2000 di Stara Dolina, con partenza di massa e percorsi personalizzati in base alle rispettive capacità, vere o presunte.

Orienteering-Stara-Dolina

Start 

La partenza è controintuitiva, ovvero vince – o almeno, fa la sequenza più logica – chi sceglie la direzione che farebbe esclamare a un ipotetico genitore spettatore “Mio figlio è deficiente“.

Siamo tutti figli modello e andiamo a gregge su per la strada asfaltata.

Io sono più furba degli altri, così non perdo tempo intruppandomi in fila per punzonare le prime lanterne sul rettilineo, giacché ripasserò di lì al ritorno e le potrò punzonare rapidamente quando non ci sarà più nessuno.
Tenere presente per dopo.

 

Ingresso in carta

Giunta nel bosco, procedo metodica come un ingegnere. Mi divido il territorio in quadranti e li passo al pettine.

Orienteering-coppa-Gaja-2014

[Se non capite questa, è normale che non vi piaccia il mio blog]

Panico alla lanterna uno, il cui codice non corrisponde. Il paesaggio sì, sono indubbiamente dove penso di essere, ma il codice non batte.
Escludendo che il Previdente Presidente abbia cannato la descrizione punti (perdincibacco, siamo il Gaja, mica l’organizzazione del mondiale), mi remeno inebetita e disperata nel prato, finché non mi accorgo che non è la lanterna “uno” quella sulla quale sono, bensì la “quattordici”.

Riparto piena di fiducia, infatti poco dopo mi confondo, ma poi rastrello tutte le lanterne settore per settore, in senso antiorario.

Non sto infrangendo il muro del suono, ma non sto neanche facendo schifo come al solito.
Ovviamente è crisi nera sulle discese e per la dodici non mancano i consueti quattro passi delirio, ma è tutto sotto controllo, e ci metterei la firma a fare tutte le gare con questa disinvoltura.

A questo punto, ometterò di rivelare che questa carta – con questa scala – è quella su cui abbiamo portato gli orioli settimana dopo settimana, e che dovrei conoscerla meglio di casa mia.

 

Conclusione col botto

Orienteering-coppa-Gaja-2014

Giunta alla vera lanterna “uno”, ricontrollo dove sono le altre e noto che ho saltato la tre.
“Pazienza, è poco distante, non tutto è perduto”, mi dico tornando indietro per non demoralizzarmi e non negarmi l’entusiasmo per lo sprintone verso l’arrivo.

Sul sentiero che mi riporta verso l’asfalto, controllo il cartellino, che ormai dovrebbe essere pieno, eccezion fatta per le due lanterne sul rettilineo di asfalto.
Manca anche la sei.
Poffarbacco!
Dove caspiterina è la sei?
Ah, sarà anch’essa sul tratto di asfalto e la incontrerò tornando…
No.
Sarà qua intorno, nel primo quadrante…
No.
Allora sarà qui vicino, nell’ultima zona fatta, dalla quale mi sono allontanata troppo frettolosamente.
Nemmeno.
Dove accipicchiolina ha mess…?

Puttana porca Eva lurida zozza merda cazzo fanculo.

La sei è attaccata all’arrivo, nel punto più distante da dove sono adesso.
Significa che, se avessi perso qualche decimo di secondo all’inizio per punzonare le prime lanterne, ora potrei tornare indietro sul sentiero, fiondarmi attraverso il prato alla sei e finire la gara male, ma nei limiti della decenza.
Invece devo andare avanti, fare quelle strafottute lanterne lasciante indietro, passare all’arrivo travestita da cespuglio per evitare l’umiliazione di non aver ancora finito, calarmi nella merdosa dolina retrostante col solito passo dell’artificiere e dopo, finalmente, quando ormai tutti hanno finito anche il secondo giro di lasagne, timbrare quel cazzo di arrivo.

Nonostante la cattiva prestazione, come vedete, non ho perso il mio aplomb inglese.

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[Io nel prato di Stara Dolina, al tavolino di arrivo della Coppa Gaja Orienteering 2014]

 

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1 Response » to “L’ultima gara di orienteering dell’anno”

  1. The Speaker ha detto:

    Non so perché, ma quella citazione del genitore esasperato mi sembra di sentirla riecheggiare dal lontano 1993 🙂

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