Larry a Kukanje, 23.11.2014

On 27 Dicembre 2014, in Orienteering, by Larry

Dato che ormai sono un asso dell’orientamento, voglio aggiungere un po’ di pepe alla gara facendola bendata, o quasi.

Il campionato regionale si era concluso a Muggia, con la vittoria della targhetta dei punti della benzina, ma le gare, per il 2014, non erano ancora finite.

L’ultima sfida per la più bella – grazie a Zzi che alza di parecchio la media – coppia dell’orienteering mondiale è a Kukanje, con una promozionale di žimska liga, ovvero la serie di gare invernali che gli sloveni organizzano per non perdere il contatto con la carta tra un cevapcicio e una gibanica, e non arrivare a Lipica completamente impreparati. In pratica, è il corrispondente del nostro CIOC o dell’Oricup Inverno del Trentino (ma non del campionato di società).

La gara di Kukanje (frazione di Dobravlje) una promozionale la cui principale, e per me unica, attrattiva è il ristoro a cura delle famiglie degli alunni della scuola che funge da centro-gara, con abbondanza di ottimi dolci fatti in casa e bevande calde e fredde.

 

La gara di Larry a Kukanje

 

Condizioni e pre-partenza

La carta è abbastanza bella, anche se “molto verde”; sui percorsi siamo fiduciosi perché l’organizzazione è slovena, il che è di per sé una garanzia.

È quasi dicembre, ma l’estate di San Martino si sta protraendo: c’è il sole e la temperatura non è infame.

Siccome – si diceva – “sulla carta” sono ormai una campionessa di orienteering, decido che è il momento di alzare l’asticella e aumentare il coefficiente di difficoltà della gara.

“Hai deciso di correre finalmente in una categoria per normodotati?” – diranno subito i miei Piccoli Lett-ori.

Non sia mai!
Ho scelto di correre bendata, o quasi.

Oddio, non è che ho proprio “scelto”.
È successo che, quando sono uscita di casa, ho visto gli occhiali di riserva sul mobiletto del bagno, ma ho pensato che non mi sarebbero serviti.
Ho pensato anche che avrei potuto prendere un paio di lenti a contatto in più, ma non l’ho fatto perché ricordavo di aver visto due blister nella scatoletta di latta in cui tengo gli ori-ammennicoli, così sono partita con una dotazione essenziale.

Giunta sul posto, mi sono accorta che i blister che effettivamente stavano nella scatoletta degli ori-ammennicoli erano vuoti.
Ho dragato la borsa del Genoa in lungo e in largo, ma non c’era una lente a contatto avanzata a pagarla oro.

Ho chiesto al Celere Capellone se per caso non ne avesse avute un paio da prestarmi (ignorando completamente quante diottrie gli manchino), ma aveva la congiuntivite e non le usava più da qualche tempo.

Avrei potuto correre con gli occhiali che avevo indosso, naturalmente, ma poiché sono nuovi e montano delle costosissime lenti fotocromatiche, ero sicura che mi sarebbero caduti dalla faccia e li avrei calpestati entro la seconda lanterna, così ho preso la decisione:

faccio la gara senza occhiali

il che equivale più o meno ad andare in giro per il bosco bendata.

Orienteering-Kukanje-2014

Start

Faccio una partenza alla Simonelli, cioè in clamoroso ritardo sul mio orario di partenza, senza neanche l’attenuante della prole per giustificarmi.

Mi dicono che la lanterna in cima alla cava è la mia due. Non vedo la lanterna che mi indicano, ma sono contenta di dover andare prima da un’altra parte e non dover affrontare la scalata con la carta in bocca, come gli atleti dei percorsi più arditi.

Quando vedo dov’è la uno, mi ricredo.
Sto una mezzoretta a scendere dal sentiero, che è ripido (ma, per fortuna, non ripido come la salita per andare alla partenza, in confronto alla quale, la strada per la partenza del secondo giorno di Lipica2014 era il red carpet di Cannes), boscoso e buio, e io letteralmente non so dove mettere i piedi.

Ottima – sulla carta – l’idea di tagliare la curva passando sul prato, pessima alla luce del fatto che al momento di andare sulla lanterna mi trovo su un terrapieno, con una scarpatina di terra fra me e la strada; scarpatina peraltro perfettamente indicata in carta, ma non notata prima.

Per andare alla due vado prima alla tre e da lì tiro dritto in quota.
Sarebbe stata un’ottima tattica se fosse stata premeditata, voluta e messa in pratica con decisione e rapidità, invece è frutto del caso e dell’imprecisione, perciò richiede un botto di tempo.

 

Entrata in carta

Fino alla lanterna quattro non riesco a uscire dalla vegetazione, e vado piano; alla cinque vado piano perché è discesa; alla sei vado piano perché voglio recuperare e faccio la scelta orientistica, che mi vede dibattermi nei rovi a mo’ di strega cattiva della Bella Addormentata nel Bosco.
Alla sette e alla otto vado normale – che non vuol dire forte – ma alla nove faccio la superorientista e taglio il tagliabile, quindi finisco con l’andare piano perché l’erba è alta.

Alla dieci e alla undici vado per sentiero e per strada, perché son mona, ma no cussì tanto, solo che la salita è ripida e io – indovinate un po’? – vado piano.
Alla dodici vado bene, ma è discesa. Per la tredici faccio il giro da bordo carta perché temo che il sentiero interno sia troppo in discesa; risultato: devo passare numerosi recinti, in un punto in cui la vegetazione non corrisponde, mi remeno su e giù per capire dove salire, imbattendomi nello scheletro di un animale, che non è mai un buon presagio. Decido che, se passa un cane, lo adotto e lo chiamo Spike.

 

Finale esplosivo

La quattordici è in discesa, ma è dove me la aspetto, la quindici è allegra perché è tutta di asfalto, così come la sedici; la doppietta, però, m’ha ammazzata di fiatone.
Non ho idea di cosa siano le croci della diciassette, ma da rumore di quando ci passo vicino capisco che sono arnie e me la batto; al finish sono lanciata perché ho preso velocità in discesa – come le slavine – e do un secondo a Zzi.

In pratica, sono arrivata ultima perché sono una crodiga, ma sapevo dove andare e sono sempre arrivata sul punto con relativa precisione.
La tattica pare essere andare in gara guerci, in modo da non poter applicare il famoso metodo “vado un po’ di là e poi do un’occhiata in giro” e dover per forza navigare bene; non vedere a un palmo dal naso, però, è un po’ limitante e rallenta parecchio, perché toglie sicurezza.

Sto valutando di correre con una lente sì e una no.

 

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