Meno male che Sands of Forvie è l’ultima gara di orienteering della Race the Castles, perché, data la crescente difficoltà dei terreni, di questo passo la carta successiva sarebbe stata quella della Palude di Dagobah.

Orienteering-Sands-of-Forvie

 

So da quando abbiamo deciso di fare questa vacanza che non avrei concluso questa gara, lo so da prima di andare a vedere la cartina.
Non disattenderò le aspettative.

Non sono mai stata tanto serena in una gara di orienteering perché il terreno è fondamentalmente piatto e imbottito, e c’è un inconfondibile, pressoché unico edificio in riva a  un laghetto, traguardando il quale ci si orienta in ogni luogo, ma la letizia che provo non è che uno dei miei soliti sentimenti a sproposito.

Mi presento al cancello del “meno quattro” (quassù cominciano a prepararsi un po’ prima) con un inedito atteggiamento positivo, decisa a ritirarmi solo all’effettivo scadere del tempo massimo a mia disposizione – che è un po’ inferiore al tempo massimo della competizione perché dobbiamo fare ritorno a Edimburgo, cenare, registrarci in albergo e restituire la macchina entro le 21.00 – per sfruttare fino all’ultimo quello che per me non può essere di più che un allenamento della serie “curve di livello per negati”.

Negati un cazzo.

 

Sands of Forvie

20 ottobre 2014

Orienteering-Sands-of-Forvie-Aberdeen

Per fortuna l’equidistanza è di 2.5 metri (la scala è a 7 e 1/2, ma lo apprenderò solo dopo lo scarico, quando me lo dirà Zzi, che ovviamente in partenza si era tanto raccomandato di controllare), altrimenti sarei ancora paralizzata dall’acido l’attico, ma il rovescio della medaglia è che non ci si capisce un cazzo, poiché il terreno, nella realtà, è assai più movimentato di come appare in carta, oppure il suo andamento è confuso alla vista dalla diversa vegetazione, ed è impossibile distinguere quali forme sono state considerate rilevanti dal cartografo e quali, invece, ha omesso.

La velocità di spostamento, poi, è una delle più basse in assoluto: siamo sui 30 minuti al chilometro (già).
Il terreno è tutt’altro che impervio, la vegetazione è bassa e il suolo è asciutto (grazie al cazzo, c’è vento costante sopra i 60 all’ora, già piegare la carta è stata un’impresa); in teoria, dunque, è un fondo ideale per correre.
… In pratica è insidiosissimo, perché dà una continua sensazione di instabilità e su una pianta in particolare – che copre un buon 30% della carta – si scivola come sulla cacca, tant’è che solo dopo 20 minuti di gara mi sono convinta che no, non poteva essere che stessi pestando merde invisibili ogni passo e mezzo e magicamente avessi le suole di nuovo aderenti al mezzo passo successivo.

Aggiungeteci che non trovavo mai quello che cercavo e non sapevo mai dove fossi, e capirete che sei lanterne in tre ore di gara sono state un risultato del quale non ho tema di vantarmi.

Orienteering-sands-Forvie

Tutto ciò, naturalmente, vale per me e in parte per Zzi, che nel complesso è andato un po’ meglio, ma poi ha trovato pane per i suoi dentini e si è arreso alla sua quinta lanterna, che ha smesso di cercare dopo solo un’ora di tentativi.

Gli altri concorrenti si muovevano ostentando sicumera, solo quelli delle fasce più alte di età indugiavano ogni tanto a verificare la loro posizione.
Gli atleti giovani (under 45) saltavano come gazzelle da un montarozzo all’altro, carambolando da una lanterna all’altra con traiettorie fluide e nette come di palle da biliardo respinte dalle sponde.

Per niente demoralizzati dalla pessima prestazione orientistica, dopo lo scarico Zzi ed io ci siamo fatti riconoscere, accomodandoci a bere le nostre zuppe col culo sul prato e la faccia al sole, al grido di “triestini in gita and proud to be”.

Ho fatto un sacco di foto alle rotoballe di fieno, perché non le avevo mai viste con il mare sullo sfondo e mi sembrava un paesaggio di un altro pianeta (non ci ero neppure mai stata così vicino, a dire il vero, ne ho perfino toccata una perché non mi era mai capitato di farlo); ve le mostrerò prossimamente (augurandovi, pertanto, lunga vita) insieme alla carta in risoluzione decente e alle mie demenziali traiettorie ondivaghe, ma per il momento è tutto: concludo la saga della Race the Castles entro la settimana successiva all’ultima gara di orienteering disputata, spiazzandovi tutti con un’inusitata coerenza.

 

 

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1 Response » to “Race the Castles liveblogging – Sands of Forvie (4/4)”

  1. gilberto ha detto:

    Non ridevo così dai Mondiali di Bendigo dell’85.
    Non ho però capito come mai a Balmoral è Estate anche in ottobre …

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