Come sapete, sono la povera vittima (oltre che di un marito orientista) di uno stiramento al gastrocnemio, a causa del quale dubito correrò mai più in vita mia (ammesso e non concesso che io abbia davvero mai corso), quindi me la prendo comoda coi post, che all’improvviso mi devono durare tutta la vita.

Oltretutto, sono molto impegnata a lagnarmi di questa sciagura – che ha già compromesso la preparazione alla Rampigada Santa e cui non intendo permettere di mandarmi in vacca la Race the Castles, peraltro già pagata – aggrappandomi alle tende e contorcendomi sul divano con il dorso della mano sulla fronte, tipo diva del muto… non è che posso pure scrivere post a nastro, no?

Orienteering-3-days-slovenia

Questo post è un po’ lungo, ma non temere, c’è una grande novità: clicca sull’immagine sotto il titolo e ascolta l’audiopost direttamente da qui.

Slovenia in 3 days  

Larry alla tre giorni di orienteering in Slovenia

Per il nostro decimo anniversario (minchia, che vecchi), Zzi mi ha portata in Slovenia. “Che bello” – avevo ingenuamente pensato – “borghi suggestivi, relax alle terme e cucina succulenta”.
No, col cazzo: una bella tre giorni di orienteering.
Ti pareva?

 

20 giugno 2014

Day 1 – Golovec

La prima gara si svolge su un colle alla periferia – neanche tanto estrema – di Lubiana.
Il ritrovo è nel parco di un vecchio maniero ora trasformato in gostilna-pizzeria (anzi, picerija), perfettamente attrezzato.

La partenza è in tanta mona, e io ci arrivo distrutta perché ho dovuto spicciarmi, in quanto mi sono remenata troppo a spalmarmi di crema solare e in quanto abbiamo perso tempo a noleggiare una si-card, perché io l’ho persa.

Ebbene sì!
Dopo la bussola – temporaneamente sostituita da quella dello Speaker e poi ricomprata a Lipica, una volta divenuto evidente che la mia non sarebbe tornata – ho perso anche la mia gloriosa si-card, alla quale – ovviamente! – tenevo moltissimo, perché era stata la prima si-card di Zzi.

La Biologa Bilingue dice che un giorno troverò bussola e si-card abbracciate in un angolo di casa mia, che tremano di paura all’idea di venire in gara con me. Secondo me ha ragione.

Anche la Biologa Bilingue arriva in partenza stravolta, ma lei ha corso davvero ed è solo affannata, mentre io ho gà avuto i prodromi del panico quando ho dovuto scavalcare il primo albero abbattuto.

 

La carta di Golovec

Orienteering-Golovec

Come probabilmente saprete, lo scorso inverno la Slovenia è stata colpita da una lunga e violenta gelata, che i media avevano evocativamente chiamato “gelicidio”.
Io sono particolarmente ostile ai neologismi, specie se coniati per fare del sensazionalismo. Poi ho notato che, nei boschi, solitamente lussureggianti, che si vedono già passando in autostrada, non è rimasto in piedi un albero che sia uno e ho dovuto riconoscere che, effettivamente, la parola rende l’idea.

Insieme ai boschi ci siamo giocati le carte che li descrivevano, ma poiché gli Sloveni non sono tipi che si perdono d’animo per un cataclisma, hanno preso quelle delle zone ancora praticabili e le hanno aggiornate, indicando scrupolosamente dove sono gli alberi caduti e quali sono le aree da evitare.

Più le crocette rosa sono fitte, più il passaggio è impedito e insicuro.

 

Larry a Golovec

Al via, tutti quelli nel mio cancello si fiondano sulle carte e partono come se ci fosse la riga rossa pitturata per terra, io ostento sicumera ma in cuor mio mi cago addosso: capirò?
E soprattutto: troverò il triangolo prima che partano quelli del minuto successivo?

Uno dei motivi per cui prediligiamo le gare in Slovenia – oltre all’ovvia prossimità – sono le carte monaproof.
Nei comunicati gara non scrivono su che tipo di carta siano stampate, non si sa niente delle caratteristiche tecniche stampante e dei toner che le hanno create, la busta di plastica è spesso utopia, ma una cosa è certa: le carte da orienteering slovene hanno il trattamento monaproof, le capisco (quasi) sempre perfino io.

Golovec non si discosta dalla regola, ma nonostante la sua facilità di interpretazione faccio le sane cappelle che tanto piacciono ai miei lettori.

La prima è immediata.
Siccome si capisce tutto della carta, piena di giovanile baldanza mi dico che è il momento di provare a fare orienteering, e tento di dirigermi alla uno ad azimut, anziché per i pratici sentieri (anche perché i sentieri sono pratici in carta, ma dal vivo li perdo di vista con facilità).

Orienteering-Golovec-Slovenia

Subito mi imbatto nella mia totale incapacità di figurarmi il paesaggio in base alla rappresentazione che ne fa la carta. Nella fattispecie: vedo benissimo che ci sono alcune curve di livello che scendono in un verdino, ma finché non arrivo su quello che per me è l’orlo di un precipizio, non mi rendo conto che non sono in grado di scendere da lì.
Una decina di minuti dopo – il tempo necessario a fare la strada a ritroso – sono di nuovo sul pratico sentiero e aguzzo bene la vista per non perderne la traccia.

La cristallina leggibilità della carta si appanna nei pressi della lanterna, perché io non distinguo i sentieri dai canaloni, i canaloni dalle fosse erosive, la destra dalla sinistra, e non ho idea di dove sono.
Credo, cioè, di essere in un posto, invece sono in un altro (se fossi stata conscia del mio smarrimento, del resto, avrei usato il congiuntivo), e solo quando finisco nell’enorme giallo con vista sulla capitale a bordo carta, mi ricolloco e mi dirigo lemme lemme a punzonare.

La seconda oricazzata è la scelta di percorso per la seconda lanterna.
La cosa più ovvia è attraversare il fiumiciattolo, ma stavolta leggo fin troppo bene le curve di livello che dovrò risalire.
Nelle mie orecchie echeggiano le parole di Marko con la K – “Scelte conservative!” – e quelle di Zzi: “Torna”.

Orienteering-three-days-in-Slovenia

Vado per sentieri.
È lunga, ma non importa: prima ho cercato di andare ad azimut e sono poi dovuta andare per sentieri, ora vado da subito per sentieri.
Errore.
Bisognava andare ad azimut.
Errore perché quando arrivo praticamente sul bordo opposto della carta, faccio casino coi sentieri e scendo da quello sbagliato ottenendo tre svantaggi in un colpo solo:

1. Ho fatto il giro del fullo e ho perso una mezz’oretta
2. Sto passando per la zona con le crocette rosse, quella in cui il bosco è devastato e ci sono tronchi caduti e rami penzolanti dappertutto
3. Mi ritrovo al punto di partenza, dalla parte sbagliata del fiume.

 

Di riprovarci non se ne parla, così non mi resta che guadare e risalire faticosamente dall’altra parte, cagandomi sotto per la pendenza, che davanti a me è – sì – un’amichevole salita, ma dietro di me è il baratro sul Grand Canyon, ed è, per giunta, abbastanza ripida da non darmi stabilità alcuna neanche in salita.

Dopo l’attraversamento del Colorado, il mio orienteering è un po’ loffio, nel senso che piglio una direzione e trovo le lanterne, magari con qualche incertezza, ma niente che non succeda a chiunque, ogni tanto.

Finalmente metto un po’ di pepe alla mia gara e, a un certo punto, mi convinco di essere Mennea e di essere già sul bivio di sentiero che, prendendo il ramo destro, conduce alla settima lanterna.
Ovviamente sono mezzo chilometro prima, così mi remeno su e giù a cercare la lanterna dove non è, mettendo in scena il dramma completo:

Atto uno, scena uno: “È qui, è per forza qui, sono io che non la vedo”;
Atto uno, scena due: “‘spetta, mo, magari passa qualcuno e punzona”;
Atto uno, scena tre: “Nessuno? Oh, ecco… ah, no, va dalla parte opposta”;
Atto uno, scena quattro: “Sssilenzio, forse riesco a sentire il bip della centralina”;

Atto due, scena uno: “Torno nell’ultimo punto certo e rifaccio il tratto fino al punto”;
Atto due, scena due: “Belin, è esattamente quello che ho fatto prima”;
Atto due, scena tre: “‘sta cazzo di canaletta, come mai non c’è? O è questa, girata di 90°?”;
Atto due, scena quattro: “No, mi sto confondendo da sola, lo rifaccio per la terza volta, serenamente”;

Atto tre, scena uno: “Meno male che io non devo andare là a sinistra, dove vanno tutti”;
Atto tre, scena due: “Dunque, questo è il bivio, la carta è orient… ecco, sì, un pochino più in qua… be’, ma poco!”;
Atto tre, scena tre: “Oh, merda”.

Orienteering-Golovec-Slovenia-2014

Quando, poi, sono davvero giunta in prossimità del punto, non ho potuto non constatare che il paesaggio era completamente diverso. Eppure la carta batteva anche prima.
Fottute carte slovene che battono sempre!

Poco dopo, sul suolo davanti a me c’è una cosa nera e lucente come una scarpa da tip-tap, lunga una ventina di centimetri e larga un paio di dita. Che bel serpent…ihhh! Orrore! Un’orrenda lumaca gigante!
Cambio strada.

Splat.
Splat, così.
Dal niente, su un terreno piatto, con un fondo sporco-ma-non-troppo, io cado a pelle d’orso.
Siccome è appena transitata la moglie dello Speaker e mi vergogno da morire a farmi vedere spalmata per terra, resto qualche secondo infrattata fra la spessa coltre di foglie.
Qualcuno, vedendo il mio  culone verde spuntare dal terreno, si sarà domandato come mai il masso muschiato di 2×3 non fosse in carta…

Mentre sono lì che apprezzo la provvidenziale morbidezza del fondo, mi sovviene che probabilmente sono sdraiata su un materasso di lumache mutanti, e mi alzo con un colpo di reni che… neanche i tre Abbagnale messi insieme, guarda…

Siccome ho scarsa fiducia nelle mie capacità, mi tengo qualche oricazzata per dopo e per i giorni successivi, così procedo abbastanza normalmente fino alla fine, superando anche il lieve smarrimento per 100 e finish infrattati, anche se dovrei sapere – senza falsa modestia – che posso fare oricazzate in abbondanza.

Orienteering-Golovec-Slovenia-2014-WB

Impiego una sessantina di minuti per tornare dal finish al ritrovo perché il terreno è in discesa totale, in compenso faccio amicizia con tutti quelli che passano, imparo come si chiede “tutto a posto?” in quattro lingue slave e una germanica inespugnabile (l’inglese parlato dagli australiani) e progetto di correre le prossime gare con una maglietta che dica “I’m fine, I’m just trying to keep my teeth in my mouth, thanks“.

 

21 giugno 2014

Day 2 – Rašica

Orienteering-Rasica-Slovenia-WB

Il secondo giorno va un filino meglio, soprattutto per voi Piccoli Lett-ori, perché dopo neanche due mesi dalla gara ho il vuoto totale su cosa io abbia fatto.

Ho ricordi frammentati di sequenze isolate, inquadrature soggettive di grosse lumache e di traiettorie larghissime per scansarle (andando in pasto a chissà quale altra belva), di tratte relativamente fluide e di lunghe e stentate discese.

Per il mio compleanno potete regalarmi un registratore, come quello dell’investigatore di Twin Peaks, così posso memorizzare subito l’andamento della gara, e non ci perdiamo neanche una perla, eh?

Orienteering-Rasica-Slovenia-WB-2014

 

22 giugno 2014

Day 3 – Tivoli


Orienteering-Tivoli-Slovenia-WB

Riguardo al parco Tivoli, subisco forte terrorismo psicologico sia da parte di Zzi che da parte della Biologa Bilingue e del Gufetto dei Grigioni, con i quali la sera precedente alla gara abbiamo bevuto un aperitivo sul grattacielo di Lubiana, dalla cui terrazza mi indicavano un bosco a loro dire insidiosissimo.

Zzi e quelli che in quel bosco sono stati mandati dal percorso ne sono usciti con i capelli dritti.
Osservando la cartina, in effetti, ci sono un sacco di curve di livello discretamente vicine, canalette, greti di ruscelli e alberi caduti su un fondo di per sé sporco, insomma: quel che basta a fare casino e a non uscirne prima di venti minuti.

Io, però, ho il percorso per minorati mentali, e passo la gara a remenarmi fra i praticelli e gli angoli di viali e campetti.
Addirittura, sulla mia carta c’è scritto anche “parkirišče” in corrispondenza del posteggio. Come a dire: “se non sai dove sei, guarda dove hai lasciato la macchina, ‘mbecille”.

Orienteering-Tivoli-Slovenia-WB-2014

Nonostante la facilità del percorso e del terreno, faccio comunque una gara sporca.
Per carità: è andata meglio di altre volte, sono stata sufficientemente presente da capire che stavo sbagliando prima di compiere l’irreparabile, ma ugualmente non è stata una buona performance e, se ne ho battute un paio, è stato solo merito della si-card superveloce che avevo preso a noleggio, che fa bippare la centralina in un secondo, anziché nei dieci o dodici che servono alla mia (ora ritrovata).

Orienteering-Tivoli-Slovenia3days-WB-2014

 

Orienteering-Tivoli-Slovenia3days-WB

La cosa buffa è che ero relativamente soddisfatta della mia prestazione, perché sapevo di essere sovrappeso e fuori forma, e pensavo che nel giro di qualche settimana, ricominciando a correre, avrei potuto smaltire qualche chilo.
Sono passati due mesi e – a forza di gare di orienteering in Slovenia, con corredo di birra e terme consolatorie – ho messo su quattro chili.

Io la devo smettere con lo sport.

 

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4 Responses to “Slovenia in 3 days – Larry alla 3 giorni di Orienteering in Slovenia”

  1. The Speaker ha detto:

    Purtroppo per te, per me e per il 99% del popolo orientistico, la Biologa Bilingue ed il Gufetto dei Grigioni non devono essere presi in considerazione come paragone per dire “quello che fanno loro lo so fare anche io…”. Fidati. La prima volta che ho incontrato la Biologa Bilingue è stata alla fine di una O-Marathon che lei non aveva nemmeno fatto, anzi non sapeva nemmeno cosa fosse l’orienteering… ha preso la mia carta e ha detto “uhmmm… si va per di qua, poi per di là, qui occhio alla salita, qui è meglio scendere da questa anziché da quella…”. Era tutto giusto!!! Un odio… (non è vero: è una grande amica). Ed il Gufetto è identico. Quindi bisogna fare molta attenzione e non aggregarsi alle loro stesse imprese.
    Ps: la Biologa Bilingue (credo PentaLingue) è campionessa italiana 2013 e corre in Elite, il Gufetto è vice campione italiano a staffetta

  2. Larry ha detto:

    Credimi, non mi sono mai sognata, né mai mi sognerei, di pensare di poter fare niente che facciano loro, tranne scegliere le loro stesse birre.
    E sì, so che la Biologa, in realtà, è poliglotta, ma Piologa Poliglotta e Biologa Boliglotta erano soluzioni che – chissà perché – mi suonavano male…

  3. […] il signore coi baffi e la faccia a punta che mi ha salvato la vita sul sentiero del ritorno di Golovec, con il quale, da allora, siamo amiconi e che ha preso l’apprezzata abitudine di sincerarsi […]

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