Orienteering-piani-praglia-2014-carta

All’indomani della Genova centro storico, l’appuntamento per l’orienteering nel bosco – quello vero, diranno subito i miei Piccoli Lettori – è ai Piani di Praglia.
Gli audiopost di entrambe le gare sono su Larrycette, in fondo a questo post,  per i soliti motivi tecnici.

I Piani di Praglia sono una località caratterizzata dalla presenza di prati non particolarmente scoscesi, che chiamare “piani” è comunque un eufemismo, nel comune di Ceranesi, al confine con il Piemonte, ben oltre San Martino di Paravanico (si legge Paravànico, non Paravanìco, Piccoli Lettori del Nord Est che non siete altro).
Significa che, se ci arrivi in macchina da Genova, hai vomitato la colazione prima del bivio per Campomorone, e non ti viene neanche voglia di fermarti da Scalvini a Pontedecimo.

Sull’avversità delle condizioni meteo non spendo una parola; in fondo, se siete qui, siete orientisti, e sapete meglio di me quanto il Creatore si accanisca su coloro che praticano questa disciplina. A tal proposito, io, al posto vostro, mi farei delle domande…

Orienteering-Piani-Praglia-2014-wak

In segreteria è appeso un cartello con su scritto che, per ovvie ragioni di precipitazioni, le buche e le canalette indicate in carta come asciutte, saranno in realtà “con acqua“, e si legge “no vegni a sussa o belin co e canalette co l’aegua e sens’aegua“. Il pragmatismo genovese mi mancava da morire.
Senza cercare scuse e senza entrare nei dettagli trash del mio apparato gastrointestinale, va riferito che non sono in condizioni fisiche ottimali.
Forse l’aver buttato una cena a base di fritti e focacce genovesi (consumata da Zena Zuena con la splendida compagnia di rem e Lucy) non è stata la più astuta delle mosse, ma voi rudi orientisti mi insegnate che, quando ci si fa male, ci si corre subito sopra, per temprare il fisico e stimolare la guarigione, così, per analogia, ho pensato che dare da macinare macigni alle mie budella indebolite fosse un buon modo per spronarle a reagire.
Prendere nota che i villi non funzionano come le tibie.

Nel pre-gara va in brevemente in scena l’atto unico “prendo la giacca/non prendo la giacca”, un testo su una donna in bilico fra la consapevolezza di non riuscire a correre e dover affidare, quindi, la sua termoregolazione agli indumenti, e il desiderio di terminare la gara entro il tempo massimo, compiendo, allo scopo, sovrumani sforzi che ne avrebbero alzato la temperatura corporea.
La pièce si conclude con la drammatica presa di coscienza della propria inadeguatezza e la scelta di portare la giacca.

Orienteering ai Piani di Praglia (GE), 23 marzo 2014, tracciato WAK

Orienteering ai Piani di Praglia (GE), 23 marzo 2014, tracciato WAK

La partenza è in salita (meno male), ma per raggiungerla bisogna scavalcare il canale di scolo della strada, che per me è il Mississippi.
L’inizio non è dei più brillanti, ma l’organizzazione si scompiscia e mi adora sempre più, di questo passo gli estorco un’inscrizione in regalo.

Parto spavalda dicendomi che, se ho trovato le lanterne a Vilenica, le troverò anche qua, ma subito mi è chiaro che non sarà così, perché non ho la minima idea di dove sono.
Meglio: sono a undici/dodici passi dal gazebo della partenza, lo so perché ho ancora gli occhi dei presenti attaccati alle braghe, ma non sono minimamente in grado di dire con precisione dove.

Non capisco quali sono le rocce rilevate e quali no.
Non capisco quali sono gli alberi isolati indicati.
Non capisco un belino, per farla breve, ma tutti si dirigono da una parte e io spero con tutto il cuore che la prima lanterna sia in comune, o almeno in prossimità. Non lo è, però la direzione è giusta e, prendendo le misure con la strada che c’è sopra, dai e dai, punzono.

Poi, l’asfalto sotto i piedi compie il miracolo. Passa l’angoscia, si fa strada un’ingiustificata sicurezza e corricchio pure. Stramazzo al momento di dover lasciare la strada, perché sono vestita come Amundsen, e da qua alla fine è tutta a piedi.

Dalla seconda lanterna in poi (quando accendo il GPS), le forme del terreno si fanno curiosamente evidenti, tanto che riesco perfino a correggere lo sbagliatissimo azimut per la sette; non fosse che ho cappellato clamorosamente con la bussola, potrei quasi dire di stare facendo orienteering.

Orienteering-Piani-Praglia-2014-wak-01

I casini, infatti, sorgono alla otto, quando vado tracotante a remenarmi intorno al rudere sbagliato, col presumino di quella che ha “capito le curve di livello finora, vuoi che non veda un rudere?”
Vedo prima la nove, ho un momento di lucidità, vado sulla otto, torno sulla nove, scendo alla dieci.

Col cazzo che scendo alla dieci.
Da qua non si scende.
Prendere nota: non ho capito le curve di livello, è stata un’illusione ottica.

Provo prendendola un po’ più larga e arrivando alla lanterna lungo la riva del fiume.
In qualche modo il posatore c’è arrivato, quindi il modo c’è, ma ho la sensazione che il posatore sia un trentenne sottopeso che corre intorno ai forti dieci volte al mese, mi sa che abbiamo capacità diverse.

Esco miracolosamente indenne anche dalla dieci, mi avvio alla undici lemme, tremolante, ma sollevata all’idea che il peggio sia passato.

C’è il guado.
Il tracciatore – che mi odia, a questo punto è chiaro che “è personale” – ha addirittura previsto un bel guado nel torrente gelido. E non c’è altra possibilità: a meno di non rifare la gara a ritroso, passare dalla partenza e dagli ultimi punti al contrario, l’unico modo che si ha per andare dalla dieci alla undici è entrare nell’Hudson ghiacciato.
Certo, se me lo avessero detto prima, avrei risparmiato molto del tempo buttato alla palude intorno alla lanterna numero sei, in mezzo alla quale ho stazionato un buon quarto d’ora, aspettando che si asciugasse…
Certo, se avessi letto la carta, lo avrei saputo…

Orienteering-Piani-Praglia-2014-wak-02

Raggiungere le lanterne successive con le scarpe che fanno le pernacchie è uno spasso che non sfugge neanche a chi mi incontra.
Finisco entro il tempo massimo (per un pelo, come al solito), ho tutti gli arti attaccati al corpo, i denti ancora in bocca: per quanto mi riguarda, ho vinto.

Orienteering-Piani-Praglia-2014-wak-03

Mi cambio e mi chiudo in macchina un attimo prima che la grandinata travolga Zzi e tutti quelli in giro.
Ma io sono atea, non sta a me suggerire di recepire dei messaggi da questi eventi.

Orienteering-Piani-Praglia-2014

Orienteering-Piani-di-Praglia-2014


Per non perderti i prossimi post, clicca qui!

Tagged with:
 

Leave a Reply