Zzi è buono, tanto buono, soprattutto con me, ma non è mona.
In cambio della gita a Belgrado, infatti, mi ha estorto la partecipazione ad una gara delle “Slavonija & Baranja Open 2013”, e poiché mi ama, mi ha iscritta alla gara di centro storico di Osijek, così ho avuto qualche possibilità di tornare sana e salva.

Slavonjia-Baranja-Open-2013-Osijek

 

 

Dopo un viaggio lungo il confine, ancora minato, tra Serbia e Croazia, che mi ha tolto le parole, giungiamo nella ridente Osijek intorno all’ora di pranzo, ma – a giudicare dalla luce – sono le sei del mattino. Sarà bene che mi fidi della luce, perché, dall’aria che tira, di barattare all’ultimo minuto la gara con un pranzo, proprio non se ne parla.
Mentre cerco – invano – conforto per la mia infelice sorte, mandando messaggini alla persona meno indicata per farsi commiserare prima di una gara di orienteering, sopraggiunge Il Ciàcola. Ancora non lo conosciamo, ma in pochi istanti diventeremo i suoi più esperti biografi.

Il Ciàcola è un ragazzino simpatico che somiglia a Gianfilippo de I Cinque del Quinto Piano (nonché al prof. di Drammaturgia del terzo, ma questo è utile solo a chi abita nel mio condominio). È di Cuneo, ma abita in Serbia, per questo è qui, insieme a degli amici del posto. Non ci ha mai visti, ma è con noi socievolissimo, il che mi fa pensare  – poverino – che non parli la sua lingua da chissà quanto.
Il giorno seguente scoprirò che torna a casa ogni due settimane, cioè circa quattro volte più spesso di quanto io non andassi a visitare i miei; si vede che è solo uno espansivo.

Come sempre, cerco scuse dell’ultimo minuto per non fare la gara, ma Zzi, manco a dirlo, non ha trascurato niente.
– Non posso partire, non c’è la mia bussola.
– Sì che c’è.
– Ah. E il pìrulo?
– C’è
– La maglia?
– C’è
– Le braghe?
– Ci sono
– Le scarpe?
– Ci sono.
– Il porta-descrizione punti?
– Non lo hai mai usato
– E come sei attento, che cazzo!

La partenza è al di là del ponte, dove io giungo già sfinita a causa della rampa di scale, ma l’orologio di partenza, che viene montato cinque minuti scarsi prima della prima partenza stessa  (tutto puoi dire dei Croati, fuorché che si facciano vincere dalla frenesia e perdano l’aplomb), è impietoso, e alle quattordici in punto ci lancia nelle vie della graziosa cittadella.

Slavonija & Baranja Open 2013 • Osijek, 24 marzo 2013

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Parto sparata.

“Parto sparata” nel senso che corro (leggasi: deambulo) con la stessa andatura che ha Bruce Willis quando gli sparano in un fianco, e lui, forte com’è, se ne batte il belino e procede solo leggermente meno disinvolto.
Io claudico visibilmente e pendo sul lato sinistro; dovrei ritirarmi, ma procedo stoicamente, dando vita ad una scena pietosa e toccante, che i media non si sono fatti scappare.

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Il percorso non è dei più tecnici.
Non che mi lamenti, ma non mi è parso ci fosse una scelta che fosse una. Certo, quando occorre effettuare delle scelte, io non me ne accorgo o faccio quelle sbagliate, quindi si trattava senz’altro della gara più a misura di Larry che si potesse tracciare, ma di orientistico, in senso stretto, non aveva gran che.

Riesco, comunque, a non vedere subito la seconda lanterna, perché decido che non si può calpestare l’aiuola, e mi faccio sorprendere alle spalle da essa (dalla lanterna, non dall’aiuola – dannate subordinate!).
Alla terza capisco che – a meno che gli orientisti croati non volino (idea non poi così bislacca) – le aiuole possono essere calpestate e, sprezzante del pericolo, mi addentro nella natura selvaggia, dove si ode distintamente il ruggito di un leone che mi vuole mangiare.
Dalla quarta lanterna in poi, per fortuna, si procede su strada e approfitto per controllare di aver preso la carta giusta, giacché il sospetto di aver preso la cartina delle W12 è piuttosto forte.

Il ponte per raggiungere il settimo punto è un arco armoniosissimo. Bello da vedere, sul placido fiume, ma praticamente un muro per i miei due culi di piombo. Una mezza idea di passare dall’altra parte a nuoto mi viene, ma gli argini sono troppo alti. E poi, come minimo, c’è il quinotauro che mi mangia.

Va beh, tanto non è che devo vincere, non serve vomitare il pancreas, anche se ci metto due o tre minuti di più, cazzo cambia?
E così mi avvio più placida del fiume lungo la riva e su per il ponte, assumendo una posa plastica nella punzonatura della settima lanterna ad uso e consumo della fotografa.

Guardo sospettosa il bosco per arrivare all’ottavo punto. A parte che è fitto come un colino, secondo me c’è una strega pronta a mangiarmi senza neanche mettermi in forno, e opto per il più prudente giro dal sentiero, che peraltro stavano facendo tutti.
Alla dieci – come sapientemente illustrato in cartina – passeggio avanti e indietro sul sentiero per stabilire quale sia il punto meno pericoloso per scendere, non fidandomi delle scelte dei bambini di undici anni (sulla carta c’è scritto M14, ma giuro che erano dei babanetti), che – si sa – non sono noti per la loro assennatezza.

Tra la 13 e la 14 resto sulla collinetta, perché è troppo scoscesa e ho paura a scendere (e poi, metti che cado e c’è un lombrico gigante che mi mangia?).
Tra la 14 e l’arrivo devo proprio scendere dalla collinetta, ma il pendio è per me ripidissimo. Temporeggio un po’, vedo se per caso c’è in giro qualcuno disposto a darmi manina. Come si dice “mano” in croato, me lo ricordo bene (al contrario di quel che mi era successo a Lubiana), ma non c’è nessuno a cui chiederlo. Oddio, volendo c’è Pötsch, ma piuttosto che farmi aiutare da lui mi do in pasto a una famiglia di lepidotteri mannari.

Concludo a due fastidiosissimi minuti dal podio (tipo gli stessi due minuti usati per passeggiare e accarezzare i cagnolini tra la cinque e la sette): roba da ringraziare il cielo che non me ne frega niente dello sport e della competizione in generale, altrimenti ci si poteva pure restare male.

L’importante, comunque, è che non mi sono fatta divorare dalle pericolose creature che infestavano il terreno di gara, come più tardi dirò alla TV locale che – inspiegabilmente – non ha mandato in onda la mia dichiarazione.

 

 

 

2 Responses to “Slavonija & Baranja Open 2013 – Larry a Osijek”

  1. […] però, mi sono brillantemente sbarazzata dell’orientamento (ma se proprio ci tenete, Osijek è qua) e possiamo finalmente procedere parlando della roba da mangiare che si trova in […]

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